L'Indifferenza, i soldi e Caino

© Lalla Ponka

Un giorno, camminando distrattamente per una via solitaria, m'imbattei, all'improvviso, in uno strambo essere.
Non era più alto di un nano e tanto più la sua piccola statura appariva evidente, il suo viso, non era immaginabile su
quel corto corpo, come se la natura avesse accoppiato, in un impero di follia, due diverse umanità.
La sua testa aveva una rotondità perfetta. Le orecchie marmoree. Gli occhi erano, nell'iride, di un azzurro venato di fini
striature dorate. I capelli corvini, lucenti, brevemente ondulati, come mossi da una dolce brezza serale. Ma quel corpo!
La repulsione affiorò nella mente e nel cuore. Io che amavo l'armonia delle forme, non sopportavo di sostare dinanzi a
quello scempio. Con l'espressione del disgusto e la sensazione del mancato, continuai a fissarlo, egli era il senso
dell'incompiuto, del gesto rimasto nell'immobilità, prima del suo compiersi, della dichiarazione d'amore mai fatta.
Facendo queste tristi considerazioni, considerai anche il fatto di riprendere la mia strada, ma questo mi fu impedito.
Mi si parò davanti, con un lieve sorriso stampato sulla bella bocca. Da quella uscì la sua voce.
La voce, o meglio i suoni melodiosi che producevano le sue corde vocali, contribuirono ad accrescere il mio malessere;
una voce così non poteva abitare dentro quel rifiuto. Non ricordo bene cosa mi disse, ma la mia mente sintetizzò una
richiesta, mi chiedeva di pagargli un'indefinita (o infinita?) tangente. Sorrisi come per chiedergli scusa, non possedevo
tanto denaro, mentre mi stavo così giustificando, la sua voce si accartocciò in un rantolo che, data la situazione mi pareva
fuori luogo, se non imbarazzante per entrambi. Scivolò lentamente a terra, piegandosi sulle tozze ginocchia, guardandomi
sempre più dal basso, con un che d'indignato e di sorpreso, anche un po' offeso, ma cambiò immediatamente parere
quando si accorse che dal suo petto spuntava il manico istoriato del mio acuminato stiletto. Forse avrebbe voluto una
spiegazione. Io non avevo intenzione di dargli. Forse gli pareva esagerata la mia reazione, chissà. I suoi occhi
diventarono del colore di una pozzanghera ghiacciata, nelle prime luci del mattino. Spirò. Con sopraggiunta liberatoria
indifferenza lo guardai, laggiù, l'ultima volta. Giurai davanti a Dio di non averlo mai visto: Ero forse suo fratello, ero forse
suo padre o il suo custode? Riflettendo su quest'improbabile parentela, distrattamente ripresi la via.

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lalla_ponka@libero.it

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